Ci siamo, oggi finalmente Sergio Marchionne ha presentato la nuova Alfa Romeo Giulia, il modello d'automobile che rappresenta il rilancio del marchio storico del biscione che al momento attuale – ahimè – è relegato al ruolo di marca marginale con soli tre modelli in gamma (MiTo, Giulietta e 4C) e con quote che faticano a raggiungere il 2% persino sul mercato nazionale.
L'Alfa Romeo Giulia Quadrifoglio Verde con motore turbobenzina da 510CV
Acqua passata (o quasi), godiamoci la vista di questa splendida vettura presentata al rinnovato Museo Storico Alfa Romeo di Arese (che riaprirà per l'occasione, dopo 6 anni travagliati, fatti di aperture parziali e lunghe chiusure), che per l'occasione mostra tutti i suoi muscoli: la prima versione della nuova Alfa Romeo Giulia è infatti la Quadrifoglio Verde, la versione più sportiva, dotata di un motore turbo benzina di origine Ferrari da 510CV e accelerazione da 0 a 100 km/h in 3,6 secondi. La meccanica delle emozioni è lo slogan che descrive il nuovo corso Alfa Romeo,ed è anche il titolo di un video, che ci fa sentire il rombo della nuova nata per la prima volta (clicca qui per vedere il video sul canale YouTube di Alfa Romeo).
Si chiamano “early warning reports” o EWR (“report preventivi di avvertimento” potrebbe essere una traduzione accettabile) le segnalazioni che la maggior parte delle case automobilistiche devono inoltrare trimestralmente alla National Highway Traffic Safety Administration (NHTSA, l'agenzia del Dipartimento dei Trasporti per la sicurezza del traffico).
La Ferrari 458 Speciale,
I report, che contengono una serie di informazioni sulla sicurezza delle automobili (quali inconvenienti accaduti nel periodo di garanzia, lamentele da parte dei clienti, incidenti), permettono all'ente USA di elaborare delle statistiche e individuare eventuali difettosità dei modelli commercializzati negli Stati Uniti d'America.
“Così mi spezzi il cuore” è l'accorato appello che alcuni dipendenti Fiat hanno trovato negli scorsi giorni lasciato sulla propria automobile, parcheggiata nei pressi del posto di lavoro in diversi parti d'Italia, dagli uffici di Mirafiori a Torino, agli stabilimenti di Cassino e Pomigliano d'Arco.
Una Citroën Picasso cade "vittima" del "Parking marketing" Fiat
Un cuore infranto di cartone, il messaggio “Vederti con un'altra ci ha spezzato il cuore... Ma nonostante ciò continuiamo a pensare a te” e un'“impacchettatura” di cellophane fanno parte del trattamento riservato alle vetture di marchi stranieri trovate nei parcheggi dell'azienda.
Dopo l'acquisto del 100% di Chrysler - che verrà finalizzato entro il mese – l'amministratore delegato di Fiat e principale fautore della fusione delle due aziende Sergio Marchionne, ha illustrato il futuro della Fiat in un'intervista a La Repubblica.
Sergio Marchionne racconta la sua visione sul Gruppo Fiat-Chrysler
Nella lunga chiacchierata con Ezio Mauro, direttore della testata, Marchionne ha ripercorso le tappe del cammino che ha portato prima ad un accordo tecnologico con l'azienda statunitense, poi – grazie all'intuizione del manager italo-canadese e al coinvolgimento diretto dell'amministrazione Obama – alla scalata di Chrysler. Uno dei maggiori cambiamenti nel mondo dell'auto da decenni.
Parte con il botto il 2014 per il mondo dell'auto in Italia, grazie all'accordo fra Fiat e VEBA (Voluntary Employee Beneficiary Association), siglato mercoledì dopo mesi e mesi di intense negoziazioni, per l'acquisizione da parte del gruppo italiano delle quote Chrysler ancora mancanti per il controllo completo del produttore auto americano.
Sergio Marchionne (a sinistra) e John Elkann, artefici dell'accordo che porta al controllo di Chrysler da parte di FGA
VEBA gestisce e paga per le prestazioni mediche per i dipendenti in pensione di Chrysler (117.000 persone) e le loro famiglie, è parte del sindacato UAW (United Automobile Workers).
Per porre fine alle perdite in Europa (2 miliardi di euro dal 2011 ad oggi), Fiat metterà in atto un piano triennale che prevede investimenti pari a 9 miliardi di euro in nuovi modelli d'auto, e la rivitalizzazione dei siti produttivi italiani, oggi “quasi vuote”, secondo l'autore dell'articolo, Bloomberg.
Sempre più Fiat 500 nel futuro di Fiat?
Oltre allo sviluppo dei marchi di lusso Maserati e Alfa Romeo, il produttore automobilistico concentrerà i propri sforzi nell'allargamento della propria gamma intorno al concetto di vettura “trendy” di Fiat 500 e quello di vettura “budget” (ovvero a basso prezzo) di Fiat Panda, essendo questi i due modelli di maggior successo in Italia e in Europa.
Si capisce che un modello d'auto nuovo è prossimo al lancio... quando ne vengono ufficializzati i prezzi, e dopo una lunga attesa ecco che vengono resi noti i listini di Alfa Romeo 4C, l'attesissima sportiva a trazione posteriore.
Alfa Romeo 4C su strada
Quanto costa? Il prezzo base chiavi in mano è di €53.000, esattamente quanto costa oggi in Italia una Porsche Cayman 2.7 (euro più, euro meno), modello che è oggi leader del segmento “supersportive economiche”, rispetto alla quale la sportiva italiana non sfigura di certo. Anzi, nonostante sulla carta abbia 35 CV di meno (241 CV della 4C vs i 275 della Cayman) nell'accelerazione da 0 a 100 km/h la tedesca “paga” 1,2 secondi nei confronti dell'Alfa Romeo 4C, che copre la distanza in 4,5 secondi (5,7s è l'accelerazione della Porsche)...
È di un miliardo di euro l'investimento confermato oggi dall'AD Fiat Sergio Marchionne che porterà la storica fabbrica Fiat di Mirafiori a produrre dal 2014 il nuovo SUV Maserati – denominato Levante – e un altro modello futuro, che potrebbe essere un modello Alfa Romeo, uno Sport Utility Vehicle o un ammiraglia.
Maserati Kubang: la concept car che ispirerà il SUV Levante
Sono in molti a tirare un sospiro di sollievo, oggi a Mirafiori viene prodotta solamente l'Alfa Romeo Mito, modello non sufficiente a impiegare tutte le maestranze.
La nuova automobile crossover Maserati
Nonostante la produzione dell'Alfa Romeo 4C sia già in corso (viene assemblata semi-artigianalmente nello stabilimento Maserati di Modena, clicca qui per vedere un video sul ciclo produttivo della $4C dal nostro canale YouTube), fino ad ora la scheda tecnica dell'attesissima coupé a due posti a motore centrale era piena e zeppa di “omissis” e termini vaghi (ad esempio: “potenza oltre i 200 CV”), nonostante un sito internet ufficiale particolarmente ricco di informazioni tecnologiche.
Grazie ad un depliant finito nelle mani del sito AutoEdizione.com, i dettagli delle caratteristiche tecniche del gioiellino di casa Alfa Romeo sono sfuggiti al controllo (almeno così parrebbe).
L'origine della fuga di notizie è scaturita dal fatto che alcune concessionarie hanno ricevuto le prime brochure, nonostante sia presumibile che le consegne delle prime “Launch Edition” (la serie speciale che farà da apripista ad Alfa Romeo negli USA) partiranno solamente ad inizio 2014.
Il
Gruppo Fiat-Chrysler ha rilasciato una nota stampa (clicca qui per la versione integrale del documento) – a firma congiunta John
Elkann (Presidente) e Sergio Marchionne (CEO) -, comunicando i
risultati del secondo trimestre 2013, con sensibili miglioramenti
rispetto allo stesso periodo del 2012.
Fiat Viaggio: berlina Made in China
I
ricavi del secondo trimestre sono cresciuti del 4%,
passando da 21.524 milioni di euro a 22.325 milioni, mentre i volumi
delle vetture consegnate (dei marchi generalisti) sono passati da
1.102.00 a 1.155.000).
Secondo le indiscrezioni del sito britannico CarMagazine.co.uk, il sogno di molti alfisti potrebbe trasformarsi in realtà e Alfa Romeo potrebbe tornare a sfornare auto a trazione posteriore su tutta la gamma, come ai vecchi tempi (leggi: prima dell'avvento della Fiat).
Alfa Romeo 4C: la prima di una serie di vetture a trazione posteriore?
Al momento due sono i modelli Alfa Romeo in arrivo sul mercato, e sono entrambi a trazione posteriore: la coupé sportiva a motore centrale Alfa Romeo 4C (il lancio avverrà nel prossimo mese di agosto, pochi volumi, tanta immagine) e la spider in fase di sviluppo in collaborazione con Mazda, che produrrà sia la vettura scoperta col logo del biscione che l'erede della Mazda MX-5 (in USA conosciuta come Miata).
La produzione della roadster Made in Japan inizierà nel 2015.
Un mercato domestico in caduta libera e una vertenza con il sindacato dei metalmeccanici FIOM – resa ancora più accesa dalla recente decisioni della Corte costituzionale di dichiarare incostituzionale l'articolo 19 dello statuto dei lavoratori – hanno creato i presupposti per il blocco degli investimenti Fiat, secondo Sergio Marchionne, e potrebbero portare ad un trasferimento di parte della produzione del Gruppo Fiat al di fuori dell'Italia.
Sergio Marchionne allo stabilimento Sevel di Atessa (CH)
Le dichiarazioni di Marchionne sono state rilasciate in occasione della visita allo stabilimento Sevel (lo scorso 9 luglio), dove viene prodotto il veicolo commerciale Fiat Ducato, di Atessa (in Abruzzo, nella provincia di Chieti).
Negli Stati Uniti
sono da poco iniziate le consegne delle prime Fiat 500e elettriche, e
Fiat North America si trova costretta ad annunciare che l'intera
capacità del 2013 di questa novità auto – prodotta dalla fabbrica messicana di Toluca -
è già stata venduta, nella sola California (peraltro l'unico stato
che commercializza la piccola vettura elettrica di Fiat).
La 500e elettrica sulla costa della California
Dei 205
concessionari oggi presenti nella rete Fiat degli Stati Uniti, 28 si
trovano nello stato della California.
A
ridosso della fase di rilancio
dello storico marchio del biscione, Alfa Romeo rivela alcuni dei
contenuti tecnologici e segreti costruttivi di quella che sarà la
vettura che darà il via alla nuova fase: la “supercar compatta”
Alfa 4C, una sportiva a motore centrale e trazione posteriore, la cui
testa di ponte – la 4C Launch Edition – verrà introdotta sul
mercato il prossimo agosto.
Fase finale del ciclo produttivo di Alfa Romeo 4C nello stabilimento Maserati di Modena
Secondo
il boss del gruppo Fiat-Chrysler Sergio Marchionne, il piano Alfa Romeo dovrà portare il marchio sportivo di FGA a triplicare le
vendite entro il 2016. Diverse saranno le auto novità per Alfa Romeo, clicca qui per leggere il post pubblicato a riguardo sul nostro blog motori.
La
storia in breve: la National Highway Traffic Safety Administration
(NHTSA, ente che si occupa della
sicurezza sulle strade interstatali USA, per saperne di più clicca
sul link alla pagina Wikipedia)
afferma che ci sono 2,7 milioni di Jeep Cherokee (costruite fra il
1993 e il 2004) e Liberty (prodotte fra il 2002 e il 2007) che
possono avere dei problemi al sistema di alimentazione, creando
potenziali rischi di incendio sulle vetture in questione.
E lo sta dicendo da due anni a questa parte, ultimamente in maniera più
decisa del solito, chiedendo alla capogruppo Chrysler di richiamare
le vetture in questione.
Jeep carbonizzata, un'immagine consueta in questi giorni sulle TV USA
Chrysler
e il suo CEO Sergio Marchionne hanno risposto picche anche a
quest'ultima richiesta, creando un precedente piuttosto “inusuale”,
visto che in passato nessuno a veramente detto no alla NHTSA (fra
questi, Toyota, finita diverse volte nel mirino dell'agenzia
governativa statunitense negli ultimi anni).
Lo storico
stabilimento Bertone di Grugliasco, alle porte di Torino, acquisito e
rinnovato da Maserati, è stato ufficialmente inaugurato ieri, fra
gli applausi degli operai e alla presenza dell'intero consiglio di
amministrazione Fiat a Grugliasco, in una celebrazione che si è
svolta a 10 anni dalla scomparsa di Gianni Agnelli, nonno del
presidente di Fiat S.p.A. John Elkann, al quale la fabbrica è stata
dedicata (è stato chiamato infatti “Stabilimento Avv. Gianni
Agnelli”).
Contrariamente
alla tradizione, a capo dei tre produttori d'auto americani
denominati “the big three” - Ford, General Motors e Chrysler –
oggi troviamo tre boss – Alan Mulally, Dan Akerson, Sergio
Marchionne - che non sono né “uomini dell'auto”, né manager con
una lunga storia nelle rispettive aziende.
Una
breve ma efficacie analisi degli loro stili è apparsa sul
settimanale britannico The Economist.
L'inserimento di
manager provenienti da settori diversi da quello dell'auto non sempre si è
rivelato essere una scelta fortunata: in tempi recenti
l'acquisizione di Ron Zarrella – proveniente da un produttore di
lenti a contatto – come capo della divisione Nord America della GM
e il breve regno di Bob Nardelli a capo della Chrysler (Nardelli
veniva da una catena di negozi fai-da-te) sono stati – al contrario
- due esempi di storie di insuccesso.
Fanno eccezione,
per l'appunto, i capi supremi delle “tre grandi”, nonostante le
nette differenze che contraddistinguono i loro stili di management.
L'ingegnere di
Oakland (California) Alan Mulally proviene dal produttore di
aeroplani Boeing, ha preso posto come presidente e CEO di Ford Motor
Company nel settembre 2006, succedendo al bis-nipote del fondatore
(Henry Ford), William Clay Ford junior.
Lo stile di Mulally, secondo
l'autorevole settimanale, è quello del “cheerleader esigente”:
grandi sorrisi ed abbracci, grande rigore e responsabilizzazione,
spinge a dare il meglio di sé stessi per ottenere approvazione.
Proviene da una
società di telecomunicazioni il boss di GM, Dan Akerson (anche lui
californiano di nascita), ma ha un passato da ex-ufficiale di marina,
e si vede.
Il “management degli ordini urlati” è lo stile che
contraddistingue il ruvido manager, dai modi gelidi.
Attenzione per i dettagli, disciplina, ordine, sono i punti di forza di questo modello: si racconta che abbia interrotto una riunione per raccogliere un pezzo di stoffa da terra.
Non aspettarti
alcun abbraccio è il consiglio che The Economist si sente di poter dare.
A capo della più
piccola delle tre grandi troviamo l'italo-canadese Sergio Marchionne, il quale precedentemente aveva lavorato per il Gruppo SGS (servizi di ispezione, verifica e certificazione). Esponente del “management a spasso”, sempre in viaggio, vestito
informalmente, appare improvvisamente in fabbriche ed uffici Chrysler
o Fiat in giro per il mondo, per sistemare problemi al volo.
Una
sorta di micromanager, nel bene e nel male. O un manager fai-da-te,
aggiungiamo noi, una specie di Sergio the Builder, caratteristica
(forse) necessaria per gestire un'azienda come la Fiat.
Chi dei tre è
destinato ad entrare nell'Olimpo dei grandi dell'auto? Secondo il
giornale inglese non ci sono dubbi, è Mulally, l'uomo che ha
permesso a Ford di ritornare in salute senza ricorrere né alla
bancarotta, né a pesanti aiuti da parte del governo.
Fiat
annuncia un investimento superiore ad un miliardo di euro per lo
stabilimento di Melfi, in Basilicata, dove verranno prodotte il nuovo mini-SUV Jeep
e la Fiat 500X, due sub-compatte che entrano in un segmento in
crescita.
Fiat 500X: il SUV compatto che verrà prodotto a Melfi, grazie all'investimento di oltre un miliardo di euro
L'annuncio,
che vuole segnare una ripartenza dei rapporti Fiat-Italia (rapporti
che si erano un po' incrinati in seguito alla vicenda Fabbrica Italia),è stato fatto allo stabilimento in provincia di Potenza, vi ha
partecipato anche il premier Mario Monti, accolto dall'applauso degli
operai della fabbrica lucana (sono 5.500 i dipendenti del complesso
produttivo, nato nel 1991 e che ha sfornato oltre 5 milioni di auto
in oltre vent'anni di attività). "Il nostro è un piano
coraggioso, non per deboli di cuore." ha detto l'AD della Fiat
Sergio Marchionne, parlando a Melfi. "Sarà l'unico stabilimento
al mondo a produrre il piccolo SUV Jeep". Oltre a ciò,
Marchionne ha dichiarato che quello di Melfi è il primo di una serie
di investimenti, che – ci tiene a dire – verranno portati a
termine senza aiuti pubblici.
Oltre
alla baby SUV Jeep e alla Fiat 500X, a Melfi verrà prodotto un terzo
modello d'auto (la flessibilità della fabbrica potrebbe prevederne
anche un quarto), che fino al 2015 dovrebbe rimanere l'attuale Fiat
Punto 2012, che poi verrebbe sostituita dalla nuova Punto, il cui
sviluppo è al momento congelato.
Lo stabilimento è tarato su una
capacità di 1.600 veicoli prodotti al giorno, ovvero – se si
dovesse applicare il regime di 3 turni su 6 giorni come nell'impianto produttivo Fiat di Pomigliano d'Arco (dove viene prodotta la nuova Fiat Panda) – circa 450.000 vetture
all'anno.
Marchionne e Monti, insieme a Melfi
Le
due auto novità verranno introdotte a cavallo fra il 2014 ed il
2015, si collocano in un segmento – quello della sub-compatte o SUV
piccoli – che ha già visto il successo di diversi modelli, a
partire da quello della Nissan Qashqai (ad ottobre il SUV giapponese prodotto in UK era ancora in cimaalle classifiche di vendita auto europee, a sei anni dal lancio), della Hyundai ix35, e – più recentemente – della Opel Mokka,
venduta in 60.000 esemplari in pochi giorni.
Una
buona notizia, invece della fine del mondo: non male, eh?
Al
Salone dell'automobile di Los Angeles Fiat ha presentato la Fiat 500e, una vettura elettrica che verrà venduta solo in alcuni degli Stati
Uniti d'America a partire dal 2013, naturalmente facendo leva sugli –
ormai tradizionali in USA – concetti di bellezza, eleganza,
seduzione ed essere sexy (un concetto che viene ribadito già dal primo spotTV sulla 500 tutta elettrica rilasciato dalla casa torinese, guardare per credere).
Fiat 500e e Nissan LEAF: un concorso di bellezza per un posto nel mercato USA?
“Fiat
500e ha dimostrato che non si deve rinunciare al bell'aspetto per
produrre automobili elettriche” ha dichiarato il capo del Brand
Product Marketing Fiat Matt Davis a Bloomberg News riferendosi alla auto novità Fiat, e questo
commento è stato largamente raccolto come una velata critica alla Nissan
LEAF, modello precursore di tutte le auto elettriche e auto elettrica al 100 percento di maggior successo della storia
dell'automobile, con 46.000 veicoli venduti al mondo, dalla linea non
troppo riuscita (secondo alcuni).
Insomma, Fiat avrebbe attaccato Nissan sul profilo dell'avvenenza, anche perché dal punto di vista tecnico la Nissan LEAF, costruita solamente in versione elettrica, sembra avere dei vantaggi concreti sula 500 elettrica, frutto di una modifica del modello 1.4 TwinAir prodotto in Messico, a partire dall'autonomia, che è di quasi 130 km per Fiat 500e (80 miglia) contro gli oltre 220 km (138 miglia) di percorrenza della Nissan LEAF.
Lo
staff Fiat, guidato dal guru del Marketing e Amministratore Delegato della marca François Olivier, ha poi
rincarato la dose chiedendosi ”dopo tutto, non è la bruttezza la
peggior forma di inquinamento?”, forti del fatto che Fiat viene
associata a personaggi testimonial degli spot Fiat negli USA come l'avvenente Jennifer Lopez e la conturbante modella romena Catrinel Menghia, aficionado
degli spot Abarth (gli spot USA del nostro canale YouTube sono
raccolti in una speciale playlist).
Fiat Doblò
Quest'ultimo
commento proprio non è andato giù alla Nissan USA che, come un
giocatore di hockey imbestialito, si è “levata i guanti” è ha
attaccato, per colpire duro. “Guardiamo in faccia la realtà, Fiat
non ha mai rinunciato a costruire prodotti dal design controverso.
Molta gente descriverebbe molti dei loro prodotti come inquinamento
visuale. Andate a dare un'occhiata al Doblò” è stato il commento
del capo del Marketing Globale di Nissan, Simon Sproule, raccolto da
AutoNews.com.
La
Fiat 500e elettrica è un'auto novità forzata, nata unicamente per "accontentare" la legislazione dello stato
della California, che impone a Fiat di offrire in gamma un veicolo
ecologico, vista la scarsa simpatia del boss del Gruppo Fiat-Chrysler
Sergio Marchionne nei confronti degli EV (Electric Vehicles), a suo
modo di vedere antieconomici (pare che la 500e verrà prodotta in
perdita, ogni auto venduta produrrà un margine negativo per circa 10
mila euro).
La battaglia per la Casa Bianca si combatte anche sul settore auto: secondo
un articolo riportato da IndustryWeek.com,
il CEO
del Gruppo Chrysler (e di Fiat Group Automobiles) Sergio
Marchionne
si è unito ad un coro di critiche nei confronti delle dichiarazioni
del candidato presidente USA Mitt Romney, secondo il quale Jeep
starebbe spostando posti di lavoro dagli Stati Uniti alla Cina, come
risultato delle politiche attuate da Barack Obama, attuale
presidente.
Il
partito repubblicano ha creato un video (lo puoi vedere sul nostro canale YouTube), nel quale una voce fuoricampo informa che Barack Obama ha venduto
“Chrysler agli italiani, che produrranno Jeep in Cina”e lo stesso
Mitt Romney ha spiegato ai propri supporters in Ohio (dove si trova
lo stabilimento Jeep di Toledo e dove un posto di lavoro su otto è
legato all'industria dell'auto) che Jeep sposterà l'intera
produzione nel mercato orientale.
Mitt
Romney può fare meglio, è il messaggio finale del video che inizia
con la domanda “Who will do more for the auto industry” (“Chi
farà di più per l'industria dell'auto”), nel quale si ricorda
anche che lo storico dirigente della Chrysler Lee Iacocca
(protagonista del bailout del 1979) e il giornale Detroit News appoggiano la candidatura
Romney per la Casa Bianca. Il video non ha passato bene il Pinocchio test del Washington Post.
Marchionne
ha risposto che il fatto che Jeep si trovi nella posizione di
produrre in Cina è una segnale di forza del marchio ed è dovuto
alla necessità di produrre localmente nei mercati emergenti (è
quello cinese è il primo mercato al mondo per vendita auto), e che
la produzione Jeep negli Stati Uniti è triplicata da quando è sotto
il controllo Fiat, aggiungendo 11.200 posti di lavoro.
Il
presidente Obama è andato meno per il sottile, dicendo che Romney
“[Mitt Romney] aveva torto allora... ed è disonesto ora”, ricordando lo slogan
sbandierato all'epoca da Romney: “let Detroit go bankrupt”
(“lasciamo che [l'industria automobilistica di] Detroit vada in
fallimento).
GM
e Chrysler – aziende protagoniste del bailout promosso da Obama –
hanno contabilizzato profitti record nei primi tre trimestri del 2012
(Chrysler ha migliorato dell'80% i propri guadagni, passando da 212
milioni di dollari a $381m).