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giovedì 14 gennaio 2016

Fiat-Chrysler sta falsificando i dati di vendita negli USA?

La notizia è esplosa in seguito alla fuoriuscita di informazioni riguardanti una causa civile intentata lo scorso martedì a Fiat Chrysler Automobiles (FCA) da parte di due concessionarie Fiat Chrysler dell'hinterland di Chicago, che accusano il produttore di aver richiesto la falsificazione dei dati di vendita mensili, in cambio di un pagamento in denaro. Non una bella cosa.

Fiat Chrysler Group
Fra le accuse inserite portate a FCA dai dealer del Gruppo Napleton, secondo quanto appurato da Automotive News c'è quella di voler migliorare artificialmente le vendite mensili, per poi far bella mostra dei dati ottenuti: come più volte sottolineato dal boss Sergio Marchionne (anche nei giorni scorsi, al salone di Detroit), Chrysler sarebbe in serie positiva di vendite mensili superiori a quelle dello stesso periodo dell'anno precedente da 69 mesi.

martedì 4 novembre 2014

Ferrari: multa record da 3,5 milioni di dollari per una dimenticanza?

Si chiamano “early warning reports” o EWR (“report preventivi di avvertimento” potrebbe essere una traduzione accettabile) le segnalazioni che la maggior parte delle case automobilistiche devono inoltrare trimestralmente alla National Highway Traffic Safety Administration (NHTSA, l'agenzia del Dipartimento dei Trasporti per la sicurezza del traffico).

La Ferrari 458 Speciale, 
I report, che contengono una serie di informazioni sulla sicurezza delle automobili (quali inconvenienti accaduti nel periodo di garanzia, lamentele da parte dei clienti, incidenti), permettono all'ente USA di elaborare delle statistiche e individuare eventuali difettosità dei modelli commercializzati negli Stati Uniti d'America.

sabato 11 gennaio 2014

Sergio Marchionne: il futuro della Fiat dopo l'acquisto di Chrysler

Dopo l'acquisto del 100% di Chrysler - che verrà finalizzato entro il mese – l'amministratore delegato di Fiat e principale fautore della fusione delle due aziende Sergio Marchionne, ha illustrato il futuro della Fiat in un'intervista a La Repubblica.

Sergio Marchionne racconta la sua visione sul Gruppo Fiat-Chrysler
Nella lunga chiacchierata con Ezio Mauro, direttore della testata, Marchionne ha ripercorso le tappe del cammino che ha portato prima ad un accordo tecnologico con l'azienda statunitense, poi – grazie all'intuizione del manager italo-canadese e al coinvolgimento diretto dell'amministrazione Obama – alla scalata di Chrysler. Uno dei maggiori cambiamenti nel mondo dell'auto da decenni.

venerdì 3 gennaio 2014

Fiat: soddisfa tutti l'accordo con VEBA-UAW per l'acquisto del 100% di Chrysler

Parte con il botto il 2014 per il mondo dell'auto in Italia, grazie all'accordo fra Fiat e VEBA (Voluntary Employee Beneficiary Association), siglato mercoledì dopo mesi e mesi di intense negoziazioni, per l'acquisizione da parte del gruppo italiano delle quote Chrysler ancora mancanti per il controllo completo del produttore auto americano.

Sergio Marchionne e John Elkann sono gli artefici dell'accordo che porta al controllo al 100% di Chrysler da parte di Fiat
Sergio Marchionne (a sinistra) e John Elkann, artefici dell'accordo che porta al controllo di Chrysler da parte di FGA
VEBA gestisce e paga per le prestazioni mediche per i dipendenti in pensione di Chrysler (117.000 persone) e le loro famiglie, è parte del sindacato UAW (United Automobile Workers). 

sabato 8 giugno 2013

Sergio Marchionne ha risposto con un “inusuale no” alla NHTSA

La storia in breve: la National Highway Traffic Safety Administration (NHTSA, ente che si occupa della sicurezza sulle strade interstatali USA, per saperne di più clicca sul link alla pagina Wikipedia) afferma che ci sono 2,7 milioni di Jeep Cherokee (costruite fra il 1993 e il 2004) e Liberty (prodotte fra il 2002 e il 2007) che possono avere dei problemi al sistema di alimentazione, creando potenziali rischi di incendio sulle vetture in questione. E lo sta dicendo da due anni a questa parte, ultimamente in maniera più decisa del solito, chiedendo alla capogruppo Chrysler di richiamare le vetture in questione.

Jeep carbonizzata, un'immagine consueta in questi giorni sulle TV USA

Chrysler e il suo CEO Sergio Marchionne hanno risposto picche anche a quest'ultima richiesta, creando un precedente piuttosto “inusuale”, visto che in passato nessuno a veramente detto no alla NHTSA (fra questi, Toyota, finita diverse volte nel mirino dell'agenzia governativa statunitense negli ultimi anni).

sabato 3 novembre 2012

Gruppo Fiat: tutte le novità auto fino al 2016

Come promesso, nel corso del CDA del 30 ottobre scorso, e a latere della presentazione dei dati relativi ai risultati economici (gli utili si attestano su 951 milioni di euro, crescendo dell'11,75%, nonostante la crisi in Europa e grazie agli ottimi risultati di Chrysler e Brasile) Fiat ha anche reso noto il piano industriale 2013-2016, con tutte le novità auto previste.



Il piano non prevede riduzioni di capacità in Italia (nonostante la mancanza di segnali incoraggianti in Europa), ma la destinazione del 15% della produzione all'export. Un segnale importante, in un momento in cui molti dei maggiori produttori puntano alla chiusura di impianti europei (recentemente Ford ha dichiarato di voler terminare la produzione delle fabbriche britanniche di Southampton e Dagenham, e dell'impianto di Genk, in Belgio).

venerdì 2 novembre 2012

Sergio Marchionne è il testimonial dello spot di Barack Obama


Come distruggere la credibilità della tua campagna in 5 facili passi (“How to destroy your campaign's credibility in 5 easy steps”) è il titolo del video pubblicato dal partito democratico di Barack Obama, in risposta all'attacco da parte di Mitt Romney alla linea seguita dall'attuale amministrazione USA nel supporto dell'industria automobilistica. Il metodo perseguito in questa presunta distruzione di credibilità viene marchiato come “Romney Style”.

Sergio Marchionne in un fotogramma dello spot preparato dall'amministrazione Obama in risposta alle accuse di Mitt Romney riguardanti il trasferimento della produzione Jeep in Cina
Un fotogramma dello spot preparato dall'amministrazione Obama
Sergio Marchionne – che aveva risposto in prima persona alle accuse di voler muovere l'intera produzione Jeep in Cina – appare nel nuovo video dei democratici, dove le posizioni di Romney vengono smontate, una ad una.

Anche l'editore esecutivo della Bloomberg News – media autore dell'articolo relativo alla produzione di Jeep in Cina – appare nello spot, dicendo che l'azione di Mitt Romney è dettata dalla disperazione, a solo 4 giorni dal voto per le elezioni presidenziale (sempreché non ci sia qualche ritardo causato dall'uragano Sandy che ha devastato la costa est degli Stati Uniti, bacino importantissimo per il voto democratico).


In un'intervista al Corriere, Marchionne aveva definito un autogoal la serie di uscite di Mitt Romney, aggiungendo “Qui [in Italia] mi chiamano 'l'americano', là mi ha dato fastidio quello sprezzante 'Italians' con cui Romney ha bollato la Fiat. Non è piaciuto a me e, credo, a nessun altro italiano”.

In questo finale di campagna elettorale le mosse del candidato repubblicano sembrano attirare le antipatie di molti, permettendogli di raccogliere il sostegno di illustri personaggi e enti (negli scorso giorni il settimanale britannico The Enonomist e il sindaco di New York Michael Bloomberg - e il suo impero media - si sono espressi a suo favore).

Forse ha ragione Obama e Romney sta distruggendo la credibilità della propria campagna in pochi, facili passi.

I 5 passi suggeriti dallo spot TV del partito democratico:

Step 1
Prendi un articolo riguardante una determinata azienda e rilascia delle dichiarazioni false a proposito

Step 2
Raddoppia la dose, trasformando le false dichiarazioni in uno spot TV

Step 3
Ignora chi ha ricontrollato i fatti e continua a fare le stesse dichiarazioni false anche in un comunicato radio

Step 4
Ignora le smentite rilasciate dall'azienda riguardo la quale hai fatto le dichiarazioni false

Step 5
Vieni sgridato da chi ha originariamente pubblicato l'articolo che pretendi di citare


giovedì 1 novembre 2012

Marchionne a Romney: “sei inaccurato”

La battaglia per la Casa Bianca si combatte anche sul settore auto: secondo un articolo riportato da IndustryWeek.com, il CEO del Gruppo Chrysler (e di Fiat Group Automobiles) Sergio Marchionne si è unito ad un coro di critiche nei confronti delle dichiarazioni del candidato presidente USA Mitt Romney, secondo il quale Jeep starebbe spostando posti di lavoro dagli Stati Uniti alla Cina, come risultato delle politiche attuate da Barack Obama, attuale presidente.


Il partito repubblicano ha creato un video (lo puoi vedere sul nostro canale YouTube), nel quale una voce fuoricampo informa che Barack Obama ha vendutoChrysler agli italiani, che produrranno Jeep in Cina”e lo stesso Mitt Romney ha spiegato ai propri supporters in Ohio (dove si trova lo stabilimento Jeep di Toledo e dove un posto di lavoro su otto è legato all'industria dell'auto) che Jeep sposterà l'intera produzione nel mercato orientale.


Mitt Romney può fare meglio, è il messaggio finale del video che inizia con la domanda “Who will do more for the auto industry” (“Chi farà di più per l'industria dell'auto”), nel quale si ricorda anche che lo storico dirigente della Chrysler Lee Iacocca (protagonista del bailout del 1979) e il giornale Detroit News appoggiano la candidatura Romney per la Casa Bianca. Il video non ha passato bene il Pinocchio test del Washington Post.

Marchionne ha risposto che il fatto che Jeep si trovi nella posizione di produrre in Cina è una segnale di forza del marchio ed è dovuto alla necessità di produrre localmente nei mercati emergenti (è quello cinese è il primo mercato al mondo per vendita auto), e che la produzione Jeep negli Stati Uniti è triplicata da quando è sotto il controllo Fiat, aggiungendo 11.200 posti di lavoro.

Il presidente Obama è andato meno per il sottile, dicendo che Romney “[Mitt Romney] aveva torto allora... ed è disonesto ora”, ricordando lo slogan sbandierato all'epoca da Romney: “let Detroit go bankrupt” (“lasciamo che [l'industria automobilistica di] Detroit vada in fallimento).

GM e Chrysler – aziende protagoniste del bailout promosso da Obama – hanno contabilizzato profitti record nei primi tre trimestri del 2012 (Chrysler ha migliorato dell'80% i propri guadagni, passando da 212 milioni di dollari a $381m).

mercoledì 19 settembre 2012

Marchionne: "Sopravvivere alla tempesta con l'aiuto dell'America”

Dopo le polemiche dei giorni scorsi, riguardo la definitiva dismissione (peraltro annunciata lo scorso anno) del progetto Fabbrica Italia da parte di Fiat, l'amministratore delegato dell'azienda automobilistica Sergio Marchionne risponde alle accuse attraverso un'intervista a Ezio Mauro, direttore di Repubblica.

Uno dei punti cardine del contraddittorio di Marchionne è chiarire che è corretto asserire che Fiat non abbia investito recentemente in Italia, visto che è stato speso un miliardo di euro per lo stabilimento Maserati in Bertone, oltre agli 800 milioni di Pomigliano d'Arco, utilizzati per introdurre la produzione della nuova Panda.

Stabilimento Fiat Mirafiori Torino
Lo stabilimento di Mirafiori (foto d'archivio)
Naturalmente tutto questo non dà risposta alle domande che – a nostro parere – dovrebbero essere più specifiche (invece che sparate a casaccio) sullo stabilimento di Mirafiori (per il quale investimenti sono stati prima annunciati, poi ritrattati, poi nuovamente confermati, e così via) o altre fabbriche che al momento attuale non prevedono la produzione di nuovi modelli (almeno nel medio termine).

Nuova Fiat Panda Natural Power blu TwinAir
Nuova Fiat Panda Natural Power, verrà presentata al Salone di Parigi 2012
Oltre a ciò, spiega Marchionne, gli altri investimenti del Gruppo Fiat-Chrysler sono stati orientati ai mercati in crescita, Brasile e Cina in primis (come pubblicato in un articolo dal sito Quattroruote.it), dato che la bassa congiuntura italiana – ed europea – non accenna a migliorare, né ci sono segni di miglioramento per il prossimo anno.

Ma la rinuncia a nuovi modelli” da parte di Fiat “ non è una resa, una rinuncia al mestiere e a stare sul mercato?” incalza Mauro nella sua intervista. "Con un modello nuovo, nelle condizioni di oggi, magari avrei venduto trentamila macchine di più, glielo concedo. Ma magari, mi conceda lei, avrei perso due miliardi di più" è la stringata e realistica risposta di Marchionne, alla quale è difficile obiettare numeri alla mano (soprattutto in considerazione dell'eredità lasciata dagli amministratori precedenti del gruppo automobilistico.

In breve, quello che dice Marchionne è che lanciare modelli d'auto nuovi in mercati dove la domanda è estremamente bassa, come Italia ed Europa è controproducente (l'investimento non avrebbe il ritorno necessario), mentre è vitale guadagnare soldi dove i mercati sono più in salute (Brasile, USA, Cina), per essere in grado – come gruppo – di superare il momento difficile del vecchio continente.

Qualcuno ha un'idea migliore, oltre a criticare l'operato di Fiat? Forse dall'incontro che Marchionne avrà con Mario Monti, Corrado Passera e Elsa Fornero – sabato 22 settembre – ne uscirà qualcuna, ma ne dubitiamo.

Di certo è che anche il direttore di Quattroruote Carlo Cavicchi, nella sua l'Opinione, sembra avere forti dubbi sul risveglio tardivo di molti, riguardo al settore automobilistico, tartassato dalle tasse e maltrattato da tutti, salvo diventare improvvisamente il tema del giorno.

sabato 24 marzo 2012

Marchionne: 60 minuti alla CBS per raccontare le sue scelte

Andrà in onda domani, 25 marzo, l'intervista effettuata dal programma 60 Minutes della TV statunitense CBS a Sergio Marchionne, nella quale l'amministratore delegato di Fiat e Chrysler parla della scalata all’azienda di Detroit, e racconta di come il merito della riuscita del progetto vada soprattutto ai lavoratori coinvolti.



“Qualunque CEO si sarebbe tenuto alla larga” dalla situazione in cui si trovava Chrysler nel 2009, ha dichiarato Marchionne all'intervistatore, il corrispondente Steve Kroft. Ma “se fosse stato facile, l'avrebbero fatto tutti” aggiunge il manager italo-canadese, che quindi decise di prendere il rischio ed avventurarsi nel processo di acquisizione del terzo produttore di veicoli USA (oggi Fiat detiene il 58,8% delle quote Chrysler), utilizzando un pacchetto di aiuti messi in pista dal governo degli Stati Uniti.

“La strada è stata lunga, piena di imprevisti e difficoltà” ha detto Marchionne, ma la paura che aveva letto sul volto dei lavoratori è, alla fine, scomparsa.

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Tutto questo viene raccontato proprio mentre in Italia il rapporto fra Fiat e lavoratori è ben diverso. Proprio ieri, 23 marzo, la Corte di Appello di Potenza ha motivato la decisione di reintegra tre operai dello stabilimento di Melfi licenziati nel 2010. Mentre Fiat accusa i tre lavoratori di aver “bloccato la produzione”, la Corte di Appello di Potenza dà ragione ai giudici del lavoro, che avevano dichiarato che Fiat aveva adottato misure tese a “liberarsi di sindacalisti che avevano assunto posizioni di forte antagonismo”.

Continua così la tormentata relazione fra Marchionne e l'Italia (e l’idillio con gli Stati Uniti), anche se l'accordo di qualche giorno fa sul futuro dello stabilimento di Mirafiori sembrava aver colorato il futuro di rosa, nonostante lo sciopero delle bisarche (un'altra spina nel fianco di Fiat).

L'intesa comporta investimenti pari ad un miliardo di euro, per creare i presupposti per la produzione di un nuovo SUV Fiat (l'erede di Fiat Sedici, attualmente costruita nello stabilimento Suzuki di Esztergom, Ungheria) a partire dalla fine del 2013, nonché un fuoristrada compatto Jeep nel secondo trimestre 2014. Nel frattempo la maggior parte delle maestranze rimarrà in cassa integrazione, fatta eccezione per gli addetti alla produzione di Alfa Romeo MiTo e Lancia Musa.

Anche in Italia la strada sembra essere lunga ed impervia, e l'obiettivo finale tutt'altro che scontato.

Sergio Marchionne intervista media

giovedì 23 febbraio 2012

Jeep: tre novità al Salone di Ginevra 2012


L'82° Salone dell'Automobile di Ginevra è alle porte (aprirà i battenti l'8 marzo), e Jeep Europe ha annunciato che vi presenterà due concept car e una serie speciale limitata.

Jeep  – appartenente a Chrysler, e quindi facente parte di Fiat Group Automobiles - è uno dei marchi che può vantare maggior crescita nel panorama europeo, dove le vendite di auto nuove sono in forte rallentamento. Mentre il mercato auto all'interno della EU è in calo di oltre il 17 percento, Jeep ha registrato un'eccezionale +53,8% a gennaio 2012

La Jeep Grand Cherokee production-intent sports concept introduce la sportività e l'efficienza del motore turbodiesel 3.0 CRD Multijet II su di un esercizio di stile applicato alla vettura ammiraglia della gamma Jeep. Cerchi in lega leggera da 20 pollici, dalla verniciatura nera lucida, sistema audio hi-fi Haman Kardon con 19 speakers e 825 watt, particolari in carbonio e interni in pelle e Alcantara completano l'estetica di questo SUV.

Sportività accentuata anche per Jeep Compass production-intent concept, caricando l'urban SUV di nuove emozioni. Il motore è un 2.2 litri turbodiesel da 163 CV, interni in pelle e sistema audio hi-fi Boston Acoustics sound system da 368 watt completano il ricercato allestimento di questa concept car.

Infine debutto europeo per Jeep Wrangler Mountain, serie speciale in edizione limitata. Si tratta di un auto dedicata a chi vuole farsi notare, vista la vivacissima colorazione Verde Gecko. L'auto fuoristrada è dotata di potenti motori turbodiesel 2.8 da 200 CV, abbinabile ad una trasmissione automatica a 5 rapporti o manuale a 6, oppure V6 benzina da 284 CV, quest'ultimo disponibile solamente con il cambio automatico a 5 marce.

A Ginevra saranno 765 i metri quadrati dell'area espositiva dedicata a Jeep, nel padiglione 5 del motor show, dovee verranno riprodotti i diversi scenari nei quali Jeep si trova egualmente a proprio agio, dall'asfalto, al ghiaccio, alle dune del deserto.

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venerdì 27 gennaio 2012

Jeep Grand Cherokee e Nuova Panda: un manifesto (quasi) uguale


Cosa hanno in comune il marchio Jeep Grand Cherokee e Nuova Fiat Panda? È facile, il gruppo automobilistico di appartenenza, Fiat-Chrysler.

E siccome le economie di scala funzionano anche (e soprattutto) in comunicazione, ecco come una campagna Jeep del 2011 ha influenzato il Manifesto Panda del 2012.

Lo spot di di Jeep Grand Cherokee, che risale al giugno 2011, è parte della prima campagna di Jeep dopo la bancarotta di Chrysler (che ha portato Fiat ad acquisirne una quota, ora superiore al 50 percento), campagna che doveva contribuire a creare una svolta.

Il video, chiamato “Jeep Grand Cherokee Manifesto” fa leva sula grande passato degli USA (come metafora del passato Jeep), che ora ritorna, evocando immagini di grandi imprese, fra queste anche quelle della Seconda Guerra Moniale (non dimentichiamo che Jeep è nata come veicolo militare proprio in quel periodo).

Criticato da alcuni (fra i quali il sito TheTruthAboutCars.com, “la verità sulle auto”), come propaganda, ha incontrato i favori del pubblico.


Ed è qui – probabilmente – che si è pensato di ispirare un manifesto anche per Nuova Panda. Anche in questo caso Panda rappresenta una svolta per Fiat, da molti punti di vista, non ultimo il fatto che la produzione è stata trasferita in Italia, a Pomigliano d'Arco, in una zona dove lo sviluppo spesso lascia a desiderare.

L'accompagnamento musicale è simile, il riferimento al metallo che viene forgiato, martellato e lavorato analogo, il Manifesto Nuova Panda implicitamente chiede se gli italiani vogliono essere ciò che gli stereotipi disegnano, oppure produttori di “cose fatte bene”. La voce di Ricky Tognazzi ha il tono serio ed evocativo della versione USA del Manifesto.

Da notare che lo slogan di Panda “Le cose che costruiamo ci rendono ciò che siamo” riprende quasi letteralmente il claim di Grand Cherokee “The things we make, make us”.


La differenza sta forse nell'accoglienza: molti sono i commenti polemici nei confronti di Fiat sul nostro canale YouTube, per ricordarci che anche se “tutto il mondo è paese”, forse l'Italia a volte riesce ad essere più paese degli altri...

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giovedì 17 novembre 2011

Fiat salvata da Chrysler?

Quando Fiat rilevò una Chrysler in bancarotta, nel 2009, nessuno avrebbe potuto immaginare che il marchio americano avrebbe potuto rappresentare – in così poco tempo – una boa di salvezza per la Casa torinese.

Invece le cose stanno andando proprio così, secondo Luca Ciferri di Automotive News Europe.

La situazione attuale infatti è cambiata enormemente, rispetto a soli tre anni fa: il piano di ristrutturazione Chrysler si trova in fase più avanzata del previsto, mentre il mercato europeo dell'automobile è in declino e le previsioni non sono di certo rosee, a causa della crisi dell'euro e dei debiti sovrani. Il mercato dell'auto USA, passando attraverso profonde trasformazioni, è oggi un'isola di stabilità in un mare in tempesta.



Se poi guardiamo alla situazione delle vendite in Italia, scopriamo che il mercato è ai minimi storici, da 15 anni a questa parte.

Secondo Ciferri, se tutto questo fosse avvenuto 10 anni fa, la Fiat avrebbe semplicemente chiuso (riprendendo il tema del nostro post: Fiat senza Marchionne: dove sarebbe oggi?), mentre oggi, grazie a Chrysler, gli introiti delle vendite auto in Italia rappresentano solo il 10% del fatturato globale.

Secondo Autonews, Alessandro Penati del Corriere della Sera avrebbe riportato che “Fiat, con Chrysler, ha fatto registrare il proprio margine operativo al 4,8%, non un grande risultato in sé, ma comunque molto migliore del 2,5% medio registrato da PSA/Peugeot-Citroën e Renault.”.


Che ne pensate di tutto ciò?



mercoledì 17 agosto 2011

Fiat-Chrysler: una storia di successo, finora

Sergio Marchionne con il marchio Chrysler

Sergio Marchionne sembra possedere il tocco di Mida, forse arriveranno a riconoscerlo anche quelli che erano i principali detrattori del manager italo-canadese.

Dopo le forti polemiche sulle scelte legate allo sviluppo dei prodotti Fiat (secondo molti troppo lento) e sulla gestione degli stabilimenti italiani (dismissione della fabbrica siciliana di Termini Imerese e il braccio di ferro con i sindacati a Mirafiori e Pomigliano), ora sembra venire il momento della gloria, seppure l'impegno per raggiungere gli obiettivi previsti deve essere grande, visto che il gruppo Chrysler-Fiat si propone di raggiungere i 6 milioni di auto entro il 2014.

Jeep Wrangler, modello di punta del marchio Jeep
Innanzitutto l'acquisizione di Chrysler (ora Fiat ne detiene il 53,5%): l'azienda americana è stata rilevata nel momento peggiore (di mercato), ovvero in quello migliore per Fiat, ed ha iniziato a dare i frutti da subito, vista la crescita del mercato nordamericano. Ora, infatti, Chrysler sta raccogliendo ottimi risultati, dopo la rivisitazione della gamma dei marchi Chrysler, Jeep e Dodge. In Canada Chrysler sta lottando per il secondo posto di marchio più venduto (un'utopia fino a non molto tempo fa), i risultati in termini di quote di mercato sono superiori agli ambiziosi obiettivi del 2014 e a luglio - con 23.385 veicoli venduti - Chrysler ha raggiunto il miglior risultato in 86 anni di storia. Ed ora è la volta degli USA, dove Chrysler punta a risultati di crescita dell'ordine del 45%.

Ma a Marchionne l'abilità finanziaria è sempre stata riconosciuta, il campo in cui doveva ancora dimostrare la proprio abilità era quello prettamente automotive, quello dello sviluppo prodotto auto.

Successo inaspettato per la nuova family car Fiat Freemont
Il primo modello frutto dell'integrazione Fiat-Chrysler, si è rivelato un successo inatteso: il crossover Fiat Freemont ha sostituito degnamente tutta la gamma alta di FiatMultipla, Ulysse e Croma, modelli dalle non brillanti vicissitudini di mercato – migliorando le performance. Ciò che colpisce di più è che il veicolo di partenza era una specie di brutto anatroccolo, un crossover sgraziato e pesante – il Dodge Journey – segnato in passato da uno scarsissimo successo commerciale, anche nel Nord America.

Fiat 500, pur senza un vero lancio commerciale, ma basandosi soprattutto su attività di BTL e passaparola, sta facendo bene negli USA. Ad agosto è partita la prima campagna televisiva della vettura Fiat, con il claim; “È nata una nuova icona”. Nel frattempo la city car viene lanciata in Cina.

Video presente sul nostro canale YouTube

Nuova Lancia Ypsilon, avanguardia di una gamma che si rinnoverà completamente nei prossimi mesi (grazie alle sinergie con Chrysler), è partita con il botto, raggiungendo in poco tempo il 50% delle vendite preventivate per il 2011. Buon segnale per il marchio che si sta raggiungendo un'integrazione completa con Chrysler, attraverso una gamma di vetture in comune, da vendersi con il marchio Chrysler nei mercati anglosassoni (Nord America, Regno Unito e Irlanda) e con l'emblema Lancia negli altri Paesi europei.

Per quanto riguarda Alfa Romeo, Alfa Giulietta è una delle poche automobili a crescere in un mercato italiano sempre più depresso (v. nostro blog), sebbene il marchio sia carente nella produzione di auto novità.

E il bello sta per arrivare.

Alfa Romeo si appresta a rinnovare la propria gamma di vetture (v. nostro blog sui piani USA di Alfa Romeo) e ad attaccare il mercato statunitense.


Anche Abarth si sta attrezzando per il mercato nordamericano.

Rendering nuova fiat Panda 2012
Nuova Fiat Panda: una delle ipotesi di design
In autunno vedremo nei saloni Lancia la nuova ammiraglia Thema e il MPV Voyager, al Salone dell'Auto di Francoforte farà bella mostra di sé la nuova Nuova Fiat Panda, attesissimo modello dal look crossover, che segna il ritorno della produzione in Italia del modello. E il prossimo anno sarà la volta dell'attesissima Fiat L0, un MPV completamente nuovo. Chrysler sta terminando lo viluppo di due nuove prodotti su base Fiat, basati sulla architettura CUSW.

Nei prossimi 12 mesi vedremo una vera girandola di vetture nuove uscire dalla pancia di Fiat-Chrysler, nato dall'accordo fortemente voluto da Sergio Marchionne: cambierà l'opinione di chi ancora critica il manager italo-canadese?

sabato 25 giugno 2011

Nuovi modelli Fiat-Chrysler: rinasce il progetto Hornet?


È da un po' che si parla di progetto Dodge Hornet (“Vespa” in inglese), la prima vettura Made in USA sotto i quattro metri di lunghezza. L'idea – che ha portato alla realizzazione di una concept car – risale al 2006, i motori sarebbero stati quelli nati dalla joint venture Tritec fra Chrysler e Rover Group (all'epoca una sussidiaria del Gruppo BMW), creata alla fine degli anni '90 in Brasile, anche per fornire i propulsori 1.6 benzina di Mini.

Il progetto è stato poi abbandonato a causa della crisi dell'auto del 2009.

Ora, grazie alla collaborazione con Fiat, il progetto (oppure una derivazione di tale progetto) sembra essere di nuovo in pista, anche se le uniche immagini disponibili risalgono all'ormai datata Hornet del 2006. Fiat e Chrysler hanno infatti approntato un nuovo modello (in autunno verranno costruiti i primi prototipi nello stabilimento Chrysler di Belvidere, Illinois, dove inizierà la produzione nel primo trimestre 2012), basato sulla piattaforma C-Evo, analoga a quella dell'Alfa Romeo Giulietta, modello che potrebbe aver prestato molto della sua meccanica a Dodge Hornet (fra cui il cambio TCT). Due dovrebbero essere le varianti di carrozzeria: 4 porte tre volumi e 5 porte hatch-back. Il modello è stato sviluppato in modo da permettere sia l'adozione della trazione anteriore che quella integrale.

È una vettura che si pone diversi, ambiziosi obiettivi: innanzitutto portare alla fabbricazione negli USA di una vettura con tecnologia Fiat che possa superare la barriera dei 40 miglia per gallone di benzina (tradotto in sistema metrico decimale, fa 7,06 litri/100 Km: ovvero deve superare i 14 chilometri con un litro). Questo permetterebbe di raggiungere un secondo obiettivo, ovvero di aumentare del 5% la partecipazione di Fiat in Chrysler, per una quota legata – per l'appunto – produzione di veicoli a basso consumo, che verrebbe raggiunto grazie all'adozione di motorizzazioni 1.4 TwinAir (si parla anche di un millesette), abbinate a cambi a 6 marce, manuali o robotizzati TCT (Twin Clutch Transmission – Trasmissione a Doppia Frizione) e dotate della funzione Start&Go.

Dulcis in fundo, una vettura prodotta negli Stati Uniti, con le caratteristiche di compattezza e spaziosità come quelle della Hornet, potrebbe – anzi dovrebbe – essere il prodotto ideale per finalmente introdurre in maniera decisiva Fiat in Cina.

In attesa di vedere le immagini ufficiali del nuovo modelllo, il capo del design Chrysler – Ralph Gilles – ha rilasciato un'intervista a Bloomberg lo scorso 23 giugno, dichiarando che il nome del modello è stato definito la settimana scorsa, ma che non ha intenzione di divulgarlo. Non sarà Hornet?



martedì 15 febbraio 2011

Nuova Lancia Ypsilon: parte da qui l'integrazione delle gamme prodotto Lancia e Chrysler.

Ad un paio di settimane dal Motor Show di Ginevra (l'81esimo, per la cronaca) e a 25 anni dal lancio di Y10 (marchiata Autobianchi in Italia, Lancia all'estero), sono state pubblicate le foto ufficiali di Nuova Lancia Ypsilon, che verrà presentata al salone di Ginevra e venduta a partire dalla prossima estate.

La nuova vettura di segmento B verrà prodotta anche per i Paesi con guida a destra, dopo una lunga assenza del marchio in questi mercati. La differenza, però, è che nel prossimo autunno in UK e Irlanda la vettura verrà commercializzata con il marchio Chrysler, e non più con quello Lancia.

Questo spiegherebbe il perché della minima differenziazione estetica fra i modelli dei due marchi: chi venderà Chrysler non venderà Lancia, e viceversa. Quanto siano similari i prodotti dei due marchi lo si potrà constatare a Ginevra (a partire dal 3 marzo 2011), dove sarà presente la nuova gamma Lancia al completo: Lancia Grand Voyager (su base – appunto – Chrysler Grand Voyager), Lancia Thema (su base Chrysler 300C), e le due concept car: Lancia Flavia berlina e coupé.

La ragione è semplice: Lancia ha raggiunto nel corso degli anni i minimi storici di awareness (o notorietà), in diversi Paesi, soprattutto a causa di una gamma sbilanciata sui segmenti medio-bassi (il cui peso in Italia è molto forte, in altri mercati meno), causata a sua volta dell'inadeguatezza di modelli di segmento medio alto, da anni in spirale negativa.

Nuova Lancia Ypsilon 5p, tre quarti anteriore
Nuova Lancia Ypsilon 5p

Basti pensare che Lancia Thesis è uscita di scena nel 2009 con alle spalle 16.000 unità prodotte, sostituendo Lancia K che ne aveva prodotte oltre 7 volte in più, superando quota 117.000, mentre Lancia Thema precedentemente ne aveva vendute 3 volte tante, sfiorando quota 360.000.

Quindi, visto che ricostruire notorietà (e verginità) del marchio Lancia vorrebbe dire investire enormi somme di denaro in comunicazione (senza avere la certezza di un risultato accettabile); risulta più semplice appoggiarsi al marchio (e alla rete di vendita) Chrysler già esistenti. Almeno questa sembra essere la strategia adottata da Olivier François, capo della Lancia e braccio destro di Sergio Marchionne (in sostituzione dello transfuga Luca De Meo).

Nuova Lancia Ypsilon 3/4 posteriore
Tre quarti posteriore della nuova Lancia Ypsilon 5p

Una strategia interessante ed importante, messa a punto in soli 12 mesi di lavoro. Sarà il mercato a giudicarla nei prossimi mesi.

giovedì 10 febbraio 2011

Molto rumore per nulla?

La scorsa settimana, a San Francisco, Sergio Marchionne ha incontrato i concessionari Chrysler, soprattutto per parlare di obiettivi 2011, alla caccia di un volume di 1,57 milioni di vetture, ovvero una crescita del 45% rispetto il 2010. In cambio Chrysler aumenterà la spesa pubblicitaria del 68%, a partire dallo spot di 2 minuti “This is the Motor City” trasmesso al Super Bowl di domenica scorsa, che ha comportato una spesa di 9 milioni (non è chiaro se al netto o al lordo del compenso incassato dal protagonista Eminem, uno dei simboli di Detroit).

Il manager italo-canadese non si è fatto sfuggire l'occasione per dire un paio di cose che hanno eccitato i media italiani e, di riflesso, quelli USA. Marchionne ha infatti:
  • lanciato un chiaro messaggio a Ferdinand Piëch, Presidente di Volkswagen Group (“finché sarò l'amministratore delegato di FGA terrò Alfa Romeo”), in risposta alle ventilate mire del colosso germanico nei confronti del marchio del biscione;
  • effettuato ciò che avrebbe poi definito (il 10 febbraio, in occasione del Chicago Auto Show) “un'onesta riflessione su un tema che dovrà essere affrontato”.

L'”onesta riflessione” riguarda le sorti delle due strutture Corporate, Fiat e Chrysler, che – in caso di fusione delle due aziende (che potrebbe avvenire fra 2-3 anni) – diverrebbero ridondanti.

Apriti cielo! Mentre la potenziale chiusura di uno stabilimento che impiega 5.500 maestranze e coinvolge un investimento di 20 miliardi di Euro non ha sembrato stimolare un dibattito politico particolarmente intenso, la ventilata possibilità di trasferire nel Michican il quartier generale di Fiat ha scatenato una ridda di commenti da parte di chiunque si sia ritenuto in qualche modo coinvolto.

“Inaccettabile, chiederò un chiarimento”, dichiara Sergio Chiamparino, sindaco di Torino. “Non è un caso che ormai Fiat faccia gli annunci importante negli Stati Uniti”, tuona Airaudo (FIOM), sottintendendo: “ve l'avevamo detto, noi”. “Anche per me è sgradevole questo comportamento così sbrigativo di Marchionne”, dice il Segretario Generale di CISL Bonanni. Giugiaro: “Fiat negli Usa? Sarebbe la sua tomba”. E via dicendo e protestando. Qualcuno si sarebbe spinto a dire che la Fiat è e deve rimanere una “multinazionale italiana”, un palese ossimoro.

A questo punto il Governo Italiano si è ritenuto obbligato a dimostrare di prendere la questione a cuore, seppure più a parole che con fatti veri e propri. Ecco che l'uscita di Marchionne ha provocato una convocazione da parte del Governo, che incontrerà il CEO Fiat e Chrysler sabato prossimo (12 febbraio). Saranno presenti Silvio Berlusconi, Giulio Tremonti (Ministro dell'Economia), Gianni Letta (sottosegretario alla presidenza del Consiglio), Maurizio Sacconi (Ministro del Lavoro) e Paolo Romani (Ministro per lo Sviluppo Economico). Tutta gente che probabilmente avrebbe cose più urgenti da fare.

Molto rumore per nulla oppure le sorti di Fiat divengono sempre più priorità numero due per il “super-manager” rispetto ai marchi Chrysler, Dodge e Jeep? Difficile dirlo, certo è che la politica italiana forse dovrebbe agire di più e organizzare meno pranzi e incontri.

Sergio Marchionne, capo di Fiat e Chrysler