venerdì 27 agosto 2010

Alfa Romeo: un centenario carico di incertezze, fra passato e futuro.

Si festeggia – senza troppi fuochi artificiali – il 100esimo compleanno di Alfa Romeo. L'atmosfera non è proprio quella delle grandi celebrazioni, fra voci e consigli sempre più insistenti relativi alla vendita del marchio (peraltro smentita da Sergio Marchionne), a qualcuno che ne possa sfruttare il glorioso passato. Che il passato sia spesso più rosa (o più rosso) del presente o del futuro, lo testimonia anche un sondaggio – riportato dal sito olandese autoblog.nl – secondo il quale l'Alfa migliore di tutti i tempi sarebbe la Giulia GTAm, roba di 40 anni fa (altro che novità auto!).


Alfa Romeo Giulia GTAm
Giulia GTAm
Eppure nemmeno il passato di Alfa Romeo è stato mai sufficientemente glorioso dal punto di vista dei volumi, sempre troppo bassi per garantire un conto economico decente: un difetto congenito della marca. Negli Stati Uniti – ad esempio – pur avendo lasciato un ricordo indelebile (anche grazie al film cult “Il laureato”, dove fa bella mostra di sé un Duetto, rigorosamente rosso), la casa del biscione aveva di poco superato le 20.000 unità/anno anche nei momenti di massimo splendore.


Soluzioni alternative alla vendita del Marchio? Aumentare i volumi, guadagnare soldi invece di perderli. Raggiungere le 500mila unità entro il 2014, anche a costo di far vendere Alfa Romeo ai concessionari Fiat, cosa impensabile fino a qualche tempo fa. È questa infatti la strategia che si delinea per gli Stati Uniti, come dichiarato dall'AD Fiat e Chrysler, il 23 agosto 2010, allo stabilimento Jeep di Toledo (Ohio, Stati Uniti), in occasione della visita del vicepresidente degli Stati Uniti Joe Biden. Sembra “più che probabile” che il primo modello che verrà commercializzato negli USA dopo la ritirata avvenuta nel 1995 – la Nuova Giulia (se così si chiamerà) – a partire da fine 2012, sarà esposto nei saloni Fiat. Quest'anno saranno 200 i mandati Fiat per il Nordamerica, da attribuire principalmente a concessionarie del Gruppo Chrysler. Lunedì prossimo, il 30 agosto, 600 concessionarie rappresentanti 119 città americane, andranno a Detroit, dove verrà loro raccontato quali saranno i requisiti richiesti alle concessionarie Fiat, durante un Dealer Meeting (dove peraltro non si parlerà ancora di Alfa Romeo).


Buon compleanno, Alfa, e altri 100 di questi giorni (possibilmente con i conti in nero).

lunedì 23 agosto 2010

Il futuro dell'auto in Italia: vicini allo scontro finale?

Quest'autunno si prospetta quello che potrebbe essere lo scontro finale, che delineerà il futuro dell'automobile in Italia. Da una parte Sergio Marchionne, forte dei successi riscontrati con Chrysler (in positivo da due trimestri) e corteggiato da molti (la Serbia, fra tutti, per la produzione della nuova monovolume L0), dall'altra l'opposizione della lobby dell'auto (in prima linea FIOM-CGIL) a tutto ciò che può intaccare lo status quo. In mezzo un governo che sembra avere altre gatte da pelare, al momento, che impegnarsi a fondo in un terreno così impervio.


Panda Mamy - Made in Poland
Marchionne, le idee, sembra averle chiare. Introdurre nuovi elementi di flessibilità, investire dove i rischi sono minori e i vantaggi maggiori (in fondo è pagato per questo), sulla base di un piano che prevede il rafforzamento di Fiat in Italia (lo spostamento di produzione del modello Panda dalla Polonia ne è la conferma).

I serbi – ad esempio – sono in grado di garantire turni di 10 ore, esenzione tasse per 10 anni, contributi per 250 milioni di Euro. Le specialità dell'Italia, al momento, sembrano essere tasse alte – fra le quali l'IRAP, che va pagata anche dalle aziende che stanno perdendo danaro – ed assenteismo: prodotti non proprio allettanti per Marchionne e i suoi, alla ricerca del posto ideale dove produrre le prossime auto novità.

Trovare un accordo è di vitale importanza per l'industria italiana, considerato che la Fiat di Marchionne sembra avere 20 miliardi di Euro da spendere e potrebbe andare a spenderli altrove, se l'Italia non saprà garantire delle condizioni accettabili.


Nel frattempo Fiat si prepara a sbarcare in America, partendo dal Canada (dove Marchionne giocherà in casa), con una vettura italianissima – la Fiat 500 – mai prodotta in Italia.

Vendere Alfa Romeo a Volkswagen (o a chiunque la voglia acquisire) è una buona idea?

Fiat Group Automobiles ha bisogno di crescere. E deve farlo in maniera globale, non può basarsi sul mercato interno, le cui prospettive sono a dir poco grigie, e neppure sul solo mercato brasiliano, da dove Fiat oggi trae le più belle soddisfazioni, essendo il marchio best-seller. La crescita deve prevedere un miglioramento della performance di tutti i marchi: Fiat, Lancia, Alfa Romeo. Lancia dovrebbe sfruttare piattaforme e rete Chrysler, in Europa, e questo potrebbe dare al marchio un nuovo impulso, dopo essersi progressivamente ritirata da tutti i mercati tranne quello domestico (ovvero: peggio di così non può andare). Una strategia tutta da confermare, ma pur sempre una (specie di) strategia. Fiat si prepara allo sbarco nel Nordamerica, con il modello 500, che dovrebbe aggiungere 100-130mila unità alla produzione attuale, con l'assemblaggio in Messico.


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E Alfa Romeo? Il marchio deve trovare il modo di fare un salto di qualità (e di quantità) e – secondo gli obiettivi assegnati da Sergio Marchionne (che non sarebbe il primo AD Fiat a spazientirsi di fronte alle performance sottotono di Alfa Romeo) – passare dalle 102.000 unità del 2009 ad almeno 500.000 nel 2014 (quando le vetture vendute negli Stati Uniti dovrebbero essere 85mila), e – parallelamente – migliorare il margine operativo dal 1,8% dello scorso anno ad oltre il 4,1%. È – il marchio del biscione – in grado di modificare lo status quo in 5 anni, quadruplicando le vendite in Europa? Sono pochi a crederci veramente, anche perché ad oggi velocità e capacità di rinnovamento del Marchio sono assolutamente insufficienti: Alfa Romeo Giulietta sostituisce un modello ormai decotto, come l'Alfa 147, i segmenti superiori sono stati abbandonati dalla Alfa 166 da tempo, mancano i prodotti che sembrano attirare di più il pubblico, come SUV e cabrio. E senza auto novità, un marchio che si definisce premium non va da nessuna parte. Tutto questo fa sì che in Europa il Marchio Alfa Romeo nei primi sei mesi dell'anno (e nello stesso mese di giugno) abbia perso volumi, invece di guadagnarne: 53.096 vetture vendute nel primo semestre 2010, contro le 59.309 dell'anno precedente e 10.534 veicoli venduti a giugno dell'anno in corso, contro gli 11.551 del 2009 (fonte: InterautoNews). Da come sono andate le cose in Italia, la pubblicazione dei dati del mese di luglio non prospetta un grosso miglioramento.


Alfa Romeo – che sembrerebbe aver perso dai 200 ai 400 milioni all'anno nell'ultima decade (i dati non sono pubblici) – in mani italiane ha sempre fallito nello sfruttare le occasioni avute, soprattutto perché non è mai stata in grado di mettere in piedi una gamma credibile, capace di rappresentare un vero è proprio competitor nei confronti dei marchi premium tedeschi (Audi e BMW in primis, Mercedes in secondo luogo). Può il Gruppo VW dare delle garanzie in più? Sicuramente i tedeschi hanno dato prova di saper gestire i marchi in loro possesso, a partire da Audi fino a Skoda. Seat, rappresenta il solo “caso di insuccesso” del gruppo, in termini di raggiungimento degli obiettivi, anche se il marchio iberico vende pur sempre 3 volte quanto l'Alfa Romeo. Mentre le voci corrono, VW continua la campagna acquisti in Fiat, che ha portato a cambiar squadra prima Walter de' Silva (capo del Design Alfa), poi Luca De Meo (ex CEO di Alfa Romeo) e – in tempi più recenti, Giovanni Perosino (ex-Fiat Brand Communication Director, vecchia conoscenza di De Meo già ai tempi di Lancia), che prenderà possesso del suo ufficio a Wolfsburg a partire dal 1. settembre 2010. Coincidenze? Secondo alcuni Alfa Romeo rientrerebbe nei piani che vogliono portare il Gruppo Volkswagen a diventare numero uno al mondo, nel 2018. FGA non sembra avere le idee chiarissime su come portare a casa un obiettivo a dir poco ambizioso di quintuplicare le vendite entro il 2014 ma, nel frattempo, smentisce ogni voce di dismissione del marchio Alfa Romeo.


In tempi di mercato d'agosto, c'è ancora chi crede alle secche smentite?